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Gestione delle complicanze nelle cranioplastiche                                  C. Iaccarino



             tano nel non attribuire un particolare rischio di com-  TIMING CHIRURGICO
             plicanza per ogni singolo materiale.
             Ben diverso è il ruolo che il materiale della cranio-  Oggetto di controversie è individuare quando riposi-
             plastica debba avere per rendere efficace la procedu-  zionare l’opercolo osseo dopo una craniectomia de-
             ra. Le caratteristiche che si richiedono ad una cranio-  compressiva. Sicuramente il tempo intercorso tra
             plastica sono di svolgere una funzione protettiva e di  l’intervento di rimozione ossea e la procedura di cra-
             assicurare un soddisfacente risultato estetico.   nioplastica ha un ruolo sull’outcome principalmente
             Il risultato estetico è garantito con elevati standard  in seguito a decompressioni post-traumatiche o post-
             qualitativi utilizzando le cranioplastiche custom ma-  ictali rispetto agli interventi di ricostruzione plastica
             de, soprattutto in seguito ed estese craniectomie, co-  post-tumorali o post-malformativi. Non è oggetto di
             me le decompressioni post-traumatiche, e poche con-  discussione l’effetto positivo sul ripristino della dina-
             troversie, se non squisitamente tecniche, sono asso-  mica liquorale, della compliance cerebrale e sull’ef-
             ciate a tale osservazione. Se tra le complicanze quin-  fetto protettivo che riveste la cranioplastica in segui-
             di va annoverato il non raggiungimento di un risulta-  to a craniectomia decompressiva, con il ripristino del
             to cosmetico, le protesi “hand-made” o le mesh in ti-  gradiente tra pressione atmosferica e pressione intra-
             tanio presentano un rischio maggiore rispetto alle  cranica (1,7,10) . Tuttavia, come riportato dagli eterogenei
             “custom made”.                                   dati di letteratura, non sempre il riposizionamento del
             Inoltre, vi è una particolare caratteristica che non tro-  lembo osseo autologo o eterologo è accompagnato da
             va univocità di intenti nelle qualità di una craniopla-  risultati positivi e miglioramento dell’outcome. Il ti-
             stica: l’osteointegrazione.                      ming chirurgico della cranioplastica è una delle va-
             L’idrossiapatite porosa è un materiale oggetto di di-  riabili incidenti sul successo terapeutico.
             scussione a causa delle sue intrinseche caratteristiche.  In uno studio di coorte retrospettivo di 200 pazienti
                                                                                                (2)
             L’ultrastruttura di micro- e macropore conferisce un  nell’arco di circa 10 anni Archavlis et al. hanno ana-
             biomimetismo tale da consentire una osteointegrazio-  lizzato l’outcome dei pazienti sottoposti a craniopla-
             ne dei margini, come dimostrato in letteratura sia su  stica autologa eseguita a meno di 7 settimane, a 7-12
             uomo che su animale (6,11,13,22) , ma è anche responsabile  settimane, e oltre le 13 settimane dall’intervento di
             di una sua iniziale fragilità per cui, come da scheda  craniectomia decompressiva unilaterale con un dia-
             tecnica, viene ritenuta soggetta a frattura entro i pri-  metro maggiore di 10 cm. All’interno dei tre gruppi le
             mi tre mesi dal posizionamento. Gli altri materiali  cause di decompressione erano equamente distribuite
             eterologhi, quali il PMMA, il PEEK, il Medpore ed il  tra traumatiche, emorragiche-ischemiche. Di partico-
             titanio presentano una incidenza nettamente inferiore  lare interesse metodologico è la registrazione che gli
             di rottura della protesi, e soprattutto non è presente  Autori hanno eseguito delle comorbilità presenti al
             nella scheda tecnica un tale avvertimento.  Tuttavia  momento della craniectomia decompressiva, quali il
             proprio il biomimetismo, responsabile della iniziale  diabete mellito, la colonizzazione con batteri multire-
             fragilità, è anche causa di fenomeni riparativi che, al  sistenti, le malattie cardiovascolari, la presenza di
             meglio dell’attuale conoscenza, non sono riportati in  tromboembolismo ed altre comorbilità. Il tempo di
             letteratura per nessun’altra protesi. Staffa et al. (17)  ri-  posizionamento della cranioplastica non è stato ran-
             portano la riparazione spontanea, radiologicamente  domizzato, ma era dipendente dalla scelta terapeutica
             confermata, di 3 protesi in idrossiapatite in una revi-  di due chirurghi del Centro.
             sione di casistica multicentrica di 51 pazienti con fol-  I pazienti nei quali è stata eseguita la cranioplastica
             low up a due anni.                               oltre la tredicesima settimana presentavano nel 77%
             Pertanto se si ritiene necessaria la presenza di osteo-  dei casi un’erniazione cerebrale oltre i margini cra-
             integrazione tra le caratteristiche fondamentali di una  niotomici e nel 13% dei casi erano stati decompressi
             cranioplastica eterologa, l’idrossiapatite è il materiale  per cause infettive primarie. Nessuno dei restanti pa-
             attualmente con maggiori riferimenti di letteratura. La  zienti presentava un’infezione quale causa della cra-
             sua eventuale rottura è una complicanza che deve  niectomia decompressiva e solo il 16% evidenziava
             quindi essere illustrata come un fenomeno correlato al  alla TC un quadro di erniazione cerebrale.
             risultato che si vuole ottenere. Altrimenti, non volen-  Il tasso di complicanze generali è stato del 15%, di
             do perseguire il biomimetismo, gli altri materiali ete-  queste il 5% erano le complicanze post-operatorie,
             rologhi non sono associati a particolari complicanze,  mentre le infezioni locali del sito chirurgico raggiun-
             oltre a quelli previsti per i corpi estranei impiantabili.  gevano il 10% dei casi. Nessuna di queste compli-



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