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Cranioplastiche custom made: appunti di lavoro                                      B. Zanotti



                ciente o mancante vascolarizzazione. Infatti, la  sconsigliato l’ancoraggio diretto del muscolo tem-
                vascolarizzazione è un processo critico durante la  porale sulla protesi, ma piuttosto deve essere tra-
                crescita ossea e la sua riparazione . Inoltre, il si-  zionato a cavaliere verso la linea sagittale. Per so-
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                to che accoglierà l’impianto deve essere adegua-  lidarizzare ancora di più il manufatto nel suo al-
                tamente preparato: i margini della craniolacunia  loggiamento e prevenire sia l’affossamento sia la
                vanno liberati da qualsiasi ganga cicatriziale e la  dislocazione dello stesso, buona norma è non solo
                dura va slaminata sul bordo del tavolato interno;  fruire del taglio a 45° del bordo craniectomico, ma
                il drillaggio del bordo craniectomico va effettua-  adottare le tecniche a “puzzle” (perimetro con e-
                to in modo delicato (basse velocità con continuo  stroflessioni) e ad “S italica”, se è necessario con-
                ed adeguato raffreddamento del tessuto esposto al  giungere due pezzi di protesi (27,28) .
                fresaggio in quanto la soglia per il danno all’o-  8. Occorre ingegnerizzare la protesi, ossia effettuare
                steocita è di 47 °C (7,28) ); infine, in chiusura, non va  modifiche atte ad ottimizzare il prodotto, appli-
                posto nessun materiale fra osso e manufatto, a   cando i risultati ottenuti nell’ambito della ricerca.
                meno che non siano granuli di idrossiapatite o pa-  L’attività pre-clinica su animale ha evidenziato
                ste di fosfato di calcio. Per quanto concerne la fre-  che il processo di migrazione osteoblastica varia
                satura, è stato dimostrato che dove la superficie è  dai quattro agli otto mesi, dopo di che la protesi
                più ruvida maggiore è l’osteointegrazione .      presenta una buona osteointegrazione perimetrale.
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             5. Il sito ricevente deve essere privo di contamina-  Durante il primo anno di impianto la protesi ha,
                zioni, anche se, sembrerebbe, che l’HA, rispetto  quindi, una resistenza meccanica primaria parago-
                ad altri materiali, sia più idonea in siti riceventi  nabile a quella dell’osso spongioso in virtù della
                già interessati da pregresse infezioni. Sono, inol-  sua porosità. I tempi per l’osteointegrazione sono
                tre, stati già segnalati casi di preservazione della  comunque lunghi e per questo si può ricorrere al-
                protesi in HA in corso di infezioni interessanti la  l’ingegnerizzazione della protesi con  fattori di
                cute sovrastante senza necessità di asportare il  crescita e/o cellule staminali. Le autoriparazioni
                manufatto.                                       post-frattura, tutte riscontrate dopo l’anno di im-
             6. La cute sovrastante deve essere trofica e suffi-  pianto, sono l’evidenza di una osteointegrazione
                ciente per ricoprire la cranioplastica. L’opercolo  che potrebbe aver raggiunto una percentuale tra il
                osseo trae nutrimento anche dalla dura sottostan-  60 e l’80% della massa totale. Una delle tecniche
                te. Spesso, nei casi di cranioplastica (secondari a  per cercare di incrementare ed accelerare le po-
                decompressive craniectomiche o a demolizioni-ri-  tenzialità osteomimetiche della cranioplastica in
                costruzioni post-tumorali), la dura è sostituita da  HA è utilizzare il cosiddetto “gel piastrinico”. Va
                materiale sintetico, quindi tutto il processo di  subito detto che, a tutt’oggi in Medicina Trasfu-
                osteomimesi per la cranioplastica deve fare riferi-  sionale non esistono le specifiche dell’emocom-
                mento ai bordi ossei della craniolacunia ed alla  ponente gel piastrinico, né indicazioni condivise
                copertura cutanea sovrastante la protesi. È quindi  al suo utilizzo. Anzi, non c’è neppure unanimità
                di primaria importanza che la cute sovrastante sia  sulla dizione da usare per identificarlo (Plasma
                non solo trofica, ma sufficiente per ricoprire l’im-  Ricco di Piastrine, Concentrato Piastrinico ad uso
                pianto. Se ciò non fosse garantito, sarà compito  topico, ecc.). Non esistono protocolli standardiz-
                del chirurgo preparare al meglio il sito ricevente  zati per la preparazione di tale emocomponente,
                (espansori cutanei, lembi, uso di membrane bio-  né controlli di qualità codificati. Ciascun Centro
                logiche, ecc.). La cute è fonte non solo di principi  ha messo a punto ed utilizza sistemi manuali “ho-
                nutritivi ma, grazie all’irrorazione sanguigna, gio-  me made” o sistemi automatizzati forniti dall’in-
                ca anche un ruolo nel potenziamento delle difese  dustria, in base alle richieste ed esigenze di utiliz-
                immunitarie.                                     zo nelle differenti discipline e patologie. Le pro-
             7. Occorre evitare i micromovimenti della cranio-   prietà biologiche del gel piastrinico, ossia la rige-
                plastica, con accorgimenti di ancoraggio musco-  nerazione tessutale, vanno attribuite ai “fattori di
                lare e di incisione ossea. Essendo una chirurgia a  crescita”, che agiscono in sinergia alle altre, nu-
                livello cranico, l’assenza di carico è di fatto ga-  merose e differenti molecole liberate dalle piastri-
                rantita, ma non lo sono la mancanza di micromo-  ne attivate. Dei fattori di crescita contenuti nelle
                vimenti se siamo a livello dello pterion. Anche se  piastrine è stata ben documentata l’attività del
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                qualche Autore lo ritiene preferibile , è, infatti,  PDGF (Platelet Derived Growth Factor), del


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