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Cranioplastiche custom made: appunti di lavoro                                      B. Zanotti



                PROBLEMATICHE PARTICOLARI                     tendine achilleo bovino e da glucosaminoglicano
                                                              (condroitina-6-solfato). Questa struttura ha un’azione
             Non è infrequente, soprattutto in craniolacunie invete-  isto-induttiva e isto-conduttiva sul mesenchima, gui-
             rate di grandi dimensioni, che si assista ad una pro-  dando la formazione di un derma normale.
             gressiva  retrazione cutanea. Questa può creare una  Avere una particolare attenzione e cura della cute è
             certa difficoltà in fase di chiusura una volta posiziona-  importante, in quanto essa è fonte di principi nutriti-
             ta la protesi. Se la mancanza di “stoffa” è di pochi mil-  vi e di potenziamento delle difese immunitarie. In
             limetri o al massimo di 1-2 cm (ovviamente a seconda  presenza di dura sintetica, nei casi di decompressione
             dell’estensione del lembo cutaneo), l’incisione della  cranica con duroplastica, il processo osteomimetico
             fascia sottogaleale con tagli paralleli permette di recu-  delle cranioplastiche in HA può avvenire in gran par-
             perare con una certa facilità il tessuto mancante per ar-  te dalla sovrastante epidermide più che dai margini
             rivare ad una sutura non trazionata . Se l’ammanco è  stessi della craniolacunia.
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             più rilevante, l’unica possibilità è realizzare una e-  Il limitato successo clinico od il fallimento nelle cra-
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             spansione cutanea . Ciò comporta inevitabilmente un  nioplastiche può trovare uno dei suoi epifenomeni an-
             allungamento dei tempi di attesa per realizzare l’im-  che nella non vitalità funzionale (scarsa vascolarizza-
             pianto protesico, ma indubbiamente rende assai più  zione) del lembo cutaneo sovrastante. La vascolariz-
             agevole il giusto posizionamento dei lembi cutanei.   zazione è quindi un processo critico durante la cre-
             Consensualmente, o in modo autonomo può anche    scita ossea e la sua riparazione .
                                                                                        (14)
             realizzarsi una retrazione durale. Questa avviene spe-
             cialmente quando la sofferenza parenchimale sotto-
             stante (post-traumatica, post-ischemica, ecc.) toglie  OSTEOINTEGRAZIONE
             sostanza ed elasticità, facendo sì che la dura si ac-  ED OSTEOMIMESI
             quatti su se stessa. In fase chirurgica si può tentare un
             patch durale, sospendendo poi lo stesso alla cranio-  Il Prof. Per-Ingvar Brånemark ha definito il processo
             plastica per favorire quella minima riespansione resi-  di osteointegrazione come “la fissazione rigida, clini-
             dua parenchimale. Evento non sempre possibile, in  camente asintomatica, tra un biomateriale inerte e
             quanto sovente lo strato corticale cerebrale è adeso  l’osso” (1,3,16) . I principi dell’osteointegrazione ed il
             alla dura, per fattori aderenziali cicatriziali, e lo scol-  successo clinico, secondo il protocollo della Scuola
             lamento necessario può portare ad un sanguinamento  di Göteborg, prevedono:
             piale e ad ulteriore sofferenza a carico della superfi-  1. elevata biocompatibilità del materiale dell’im-
             cie encefalica. D’altra parte, nelle situazioni di reale  pianto;
             impossibilità a portare a parete la dura, si assiste al  2. disegno dell’impianto adeguato al raggiungimen-
             formarsi di una raccolta liquida extradurale, a lente  to della stabilità primaria;
             biconvessa, ad evoluzione cronica autolimitantesi,  3. adeguata quantità di osso con idonee caratteristi-
             che disturba più il chirurgo che la rileva alla TC cra-  che;
                                   (20)
             nica che il Paziente stesso .                    4. corretta preparazione del sito dell’impianto;
             La cute sovrastante può essere lesa: infetta (per com-  5. assenza di contaminazioni interferenti la guarigio-
             plicanze locali), ischemica/necrotica (per ripetute chi-  ne;
             rurgie, per radioterapia) o ulcerata (per decubiti da si-  6. gengiva aderente peri-impianto sufficiente per ri-
             stemi di sintesi). Il danno cutaneo va dalla ipotrofia  coprire l’impianto;
             alla soluzione di continuo. Mentre l’infezione locale  7. assenza di carichi occlusali in fase di guarigione.
             è una controindicazione assoluta alla realizzazione di  Questo Autore è stato probabilmente il primo a parla-
             una cranioplastica, l’ischemia, la necrosi o i decubiti  re di osteointegrazione degli impianti odontostomato-
             cutanei possono essere affrontati in sede chirurgica  logici, poi i suoi principi sono stati sviluppati non so-
             con molteplici accorgimenti. Si va dalla realizzazione  lo nella sua Scuola, ma anche in altri ambiti.
             di lembi cutanea secondo le più svariate tecniche alla  Per traslato, nelle cranioplastiche in materiale inerte
             apposizione di un foglio di matrice dermica fra cra-  si può ancora parlare di osteointegazione mentre in
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             nioplastica e sottocute . La matrice dermica è un im-  quelle di idrossiapatite si preferisce sostenere i prin-
             pianto semi-biologico, non vivente, costituito da una  cipi dell’osteomimesi, al fine di ottenere il successo
             membrana a singolo strato, in pratica un foglietto po-  clinico secondo i principi da noi indicati come proto-
             roso composto da collagene reticolato, ricavato da  collo Simpson (dalla popolare sitcom americana, in



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