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Craniectomie decompressive                                                          B. Zanotti



                                                              cranica, dei cilindretti di materiale emostatico al fine
                                                                                        (7)
                                                              di realizzare una sorta di tunnel (Figura 6).
                                                              Con l’intento di fornire maggior protezione parenchi-
                                                              male ed ovviare ad un successivo intervento di cra-
                                                              nioplastica è stato proposto di realizzare delle “cra-
                                                              niectomie a cardine” (Figura 7). In sostanza, si rea-
                                                              lizza una craniotomia e l’opercolo osseo viene incer-
                                                              nierato solo da una parte, comportandosi così come
                                                              uno sportello che fluttua in base alla maggior o minor
                                                              spinta parenchimale sottostante.  Al fine di evitare
                                                              possibili affossamenti dell’opercolo stesso, sebbene
                                                              sia incernierato in modo solidale in un sol punto, si
                                                              pongono più placchette sporgenti lungo il suo peri-
                                                              metro (25,36) .
                                                              Come ogni atto chirurgico, anche la craniectomia non
              Figura 6. “Tunnel vascolare” al fine di contrastare la stasi ve-  è scevra da possibili  complicanze.  Tra quelle acute
              nosa da compressione dei grossi vasi lungo il bordo craniec-
              tomico. Il tunnel viene realizzato con cilindretti di materiale  annoveriamo: l’igroma omolaterale alla craniectomia
              emostatico posti ai lati dell’asse dei vasi (frecce) (da Csokay  decompressiva da fistola liquorale (dal 26% al 50%);
                        (7)
              A. et al., 2002 ).
                                                              il “fungo cerebrale” (Figura 8); l’“infarto rosso” a li-
                                                              vello del tessuto ischemico; 1’ematoma sottodurale od
                                                                                                         (6)
                                                              extradurale controlaterale e la deiscenza della ferita .
             ad uno schiacciamento dei grossi vasi superficiali  Le complicanze più tardive (che però spesso hanno
             lungo il bordo craniectomico. Per ovviare a questo e  una genesi multifattoriale), sono: le infezioni, sia del
             contrastare la possibile stasi venosa, c’è chi ha pro-  lembo, sia gli ascessi cerebrali sia le meningiti (17-
             posto il “tunnel vascolare”: ai lati dei grossi vasi ve-  22%); l’idrocefalo (l8-40%); le crisi comiziali (fino al
             nosi corticali che intersecano il bordo craniectomico  37%); le “sindromi del trapanato cranico”.
             vengono posizionati, fra corticale cerebrale e teca  Il lembo osseo, dove possibile, viene conservato nel-
                                                              le cosiddette “banche dell’osso” fino a quando sarà
                                                              possibile un trattamento di cranioplastica.
                                                              Da considerare che lo stesso lembo osseo può andare
                                                              incontro, una volta riposizionato sulla calotta crani-
                                                              ca, oltre che ad osteomielite (1-6%), a riassorbimento
                                                              da devitalizzazione (necrosi asettica) (25-50%) (Figu-
                                                              ra 9).



                                                                 PENSARE AL DOPO
                                                              Sebbene la craniectomia decompressiva sia ritenuta
                                                              una procedura salvavita, non è mai una chirurgia
                                                              d’urgenza. C’è quindi tutto il tempo per una pro-
                                                              grammazione dell’atto chirurgico non solo di tipo to-
                                                              pografico (area di interesse e dimensione), ma anche
                                                              in funzione della preservazione estetica e della suc-
                                                              cessiva cranioplastica.
                                                              L’incisione cutanea alla “Simpson” è quella che, soli-
                                                              tamente, fornisce la migliore mimetizzazione non so-
                                                              lo nei soggetti con capillizio, ma anche in quelli cal-
              Figura 7. Craniotomia con opercolo “a cardine”. L’opercolo os-  vi (44)  (Figura 10).
              seo viene cernierato solo da un lato, reso così mobile permet-
              te di seguire l’abbassamento o l’innalzamento del sottostante  Il bordo craniectomico deve inoltre essere condotto
                                                  (36)
              parenchima cerebrale (da J.H. Schmidt et al., 2007 ).  con una inclinazione esterna di circa 45° (Figura 11) al


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