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Proceedings SNO                                                        “Cranioplastica terapeutica”



               Comunicazione






                       L’uso di osteoinduttori in neurochirurgia ricostruttiva



                  G.F. MADDALENA, F. ROMEO, G. POLITO*, B. SCARANO*, L. FIORENTINO**

                  UO di Neurochirugia, Ospedale “Antonino Di Summa - Antonio Perrino”, Brindisi
                  * UO di Medicina Nucleare e Centro PET-TC, Ospedale “Antonino Di Summa - Antonio Perrino”, Brindisi
                  ** UO di Anatomia Patologica, Ospedale “Antonino Di Summa - Antonio Perrino”, Brindisi





                  INTRODUZIONE                                  un polimero di sintesi, il metacrilato, cominciò ad es-
                                                                sere diffusamente impiegato per le sue qualità di resi-
               Alla moderna neurochirurgia si chiede sempre di più  stenza, biocompatibilità e radiotrasparenza.
               un impegno ricostruttivo nelle craniolacunie secon-  Dopo decenni di riparazione delle craniolacunie tra-
               darie ad esiti di gravi traumatismi cranio-encefalici o  mite il confezionamento di protesi con metilmetacri-
               ad estese demolizioni chirurgiche per varie patologie,  lato (PolyMethylMethAcrylate: PMMA), realizzate
               siano esse neoplastiche, vascolari o ischemiche.   “a mano” in sala operatoria, un nuovo prodotto, l’i-
               Lo scopo è quello di consentire un trattamento ripa-  drossiapatite (HydroxyApatite: HA) (fosfato tricalci-
               rativo dell’area cranica interessata con una valenza di  co), caratterizzantesi per una struttura cristallina mol-
               resistenza, protezione e, aspetto sicuramente non tra-  to vicina a quella minerale dell’osso animale, è stato
               scurabile, una restitutio ad integrum di valore esteti-  immesso in commercio e sempre più usato. Soprat-
               co con implicazioni psicologiche importanti per la vi-
               ta di relazione. Lo sviluppo di questa branca chirurgi-
                                                                (a)
               ca è storicamente ed intimamente legato all’indica-  A Berengario da Carpi (1466-1530) si deve il trattato Perutilis
                                                                 et completus de fracturae calvae sive craniei pubblicato postu-
               zione della procedura della craniotomia decompressi-  mo nel 1535, nel quale l’Autore descrive le fratture della volta
               va in traumatologia ed è, quindi, espressione delle  e le sue personali esperienze sul trattamento di una ferita d’ar-
               migliorate condizioni socio-economiche delle moder-  ma da fuoco occipitale del duca d’Urbino (Flamm E.S.: From
                                                                 signs to symptoms (cap. 5). In: S.H. Greenblatt (editor): A hi-
               ne popolazioni. La storia della medicina, in realtà, ri-
                                                                 story of neurosurgery in its scientific and professional contexts.
               porta numerosi tentativi di intervento riparativo della  American Association of Neurological Surgeons, Illinois (USA)
               teca cranica dall’antichità ai nostri giorni, con mate-  1997, p. 80).Viene attribuito, nel XVI secolo, a Gabriele Fallop-
               riali tra i più vari, dalla madreperla delle conchiglie a  pio (1523-1562) il primo documentato intervento ricostruttivo
                                                                 con una placca d’oro su frattura impressa procurata da un fen-
               lamine d’oro, dalla noce di cocco a laminati di piom-  dente di spada. Job Hanszoon von Meekeren (1611-1666) ad
               bo, da osso proprio (autologo) a quello di altre specie  Amsterdam, un secolo dopo, utilizzava una porzione di cranio
                               (a)
               animali (eterologo) . Dai primi decenni del secolo  di un cane per la correzione di una craniolacunia di un nobile
                                                                 russo. Sebbene riuscito, l’intervento procurò non pochi guai al
               scorso, la chirurgia si è servita di leghe e metalli qua-
                                                                 paziente che, suo malgrado, si vide intimare la rimozione della
               li il vitallio (cobalto, cromo e molibdeno), il ticonio  protesi da parte della chiesa cristiana, pena scomunica per la
               (cobalto, cromo, nickel e molibdeno), il tantalio e il  commistione “animalesca” della sua nuova testa (Cage E., Lan-
                                                                 gevin C., Papay F.: Biomaterials in craniofacial surgery (cap.
               titanio, fino agli anni immediatamente successivi al
                                                                 11). In: M.Z. Siemionow, M. Eisenmann-Klein (editors): Plastic
               secondo conflitto mondiale. Da quell’epoca, infatti,  and reconstructive surgery. Spinger, London, 2010, p. 126).
               Corrispondenza: Dr. Giuseppe F. Maddalena, UO di Neurochirurgia, Ospedale “Di Summa - Perrino”, Strada Statale 7 per Mesagne,
               Brindisi (BR), tel. 0831-537676, fax 0831-537376, e-mail: giusmaddalena@libero.it
               Cranioplastica terapeutica (a cura di Bruno Zanotti, Angela Verlicchi, Pier Camillo Parodi): 69-72.
               Proceedings SNO: Master sulle Cranioplastiche terapeutiche custom made - LII Congresso Nazionale SNO, 11 maggio 2012, Roma.
               Copyright © 2013 by new Magazine edizioni s.r.l., Trento, Italia. www.newmagazine.it  ISBN: 978-88-8041-102-4



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