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Proceedings SNO “Cranioplastica terapeutica”
periostio potesse facilitare l’osteoneogenesi, come assunto, perché viene considerato fra i primi a dare
sarebbe stato possibile raggiungere questo risultato, una descrizione dell’intervento di cranioplastica.
allorché ci si trovasse in una condizione per certi ver- Volendo riandare ulteriormente indietro nel tempo,
si opposta, nel caso del riscontro o della formazione non si può non ricordare la tecnica proposta, pubbli-
di una soluzione di continuità della teca cranica? cata nel 1597 e diffusa da Gaspare Tagliacozzi (1545-
Anche in questo caso, potevano essere d’aiuto le tec- 1599) per gli interventi di rinoplastica, il cosiddetto
niche della chirurgia plastica: più precisamente, il ri- metodo italiano.
ferimento andava non tanto agli innesti od ai trapian- In realtà il metodo, sotto forma di diffusione e tradi-
ti, quanto alle cosiddette autoplastiche (preferite, tio secretistica, era stato concepito ed eseguito già nel
quando possibili, per evidenti motivi di assenza di ri- Quattrocento.
getto). Tuttavia, era il cosiddetto metodo indiano, caratteri-
Gli interventi di rinoplastica non erano poi concet- stico dell’antica tradizione chirurgica del subconti-
tualmente dissimili dalle cranioplastiche, avendo co- nente indiano, basato sulla trasposizione di un lembo
me fine la correzione di una mancanza e la ricostru- frontale, e diffuso in Occidente nel 1816 da Joseph
zione rispettosa quam simillime dell’anatomia e della Constantine Carpue (1764-1846), ad essere concet-
fisiologia. tualmente più vicino all’intervento di predisposizione
Si trattava di applicare al tavolato osseo della teca del flap osteo-periosteo.
cranica le tecniche di trasposizione del lembo pedun- In questo intervento di cranioplastica, dunque, pos-
colato. siamo riconoscere tratti correlati a grandi tappe evo-
Nella rinoplastica emergevano la necessità che il lem- lutive delle discipline chirurgiche.
bo fosse mantenuto vitale per l’attecchimento, il pro-
blema della rotazione dello stesso ed il trattamento
dell’eventuale cicatrice esitante, l’attenzione alla su- INTERVENTI SULLA TECA CRANICA,
tura. CHIRURGHI E SOCIETÀ
Anche nel caso della cranioplastica taluni di questi
aspetti risultavano di rilievo: la caratteristica osteo- In un senso più generale, e per concludere questa trat-
periostea per mantenere la vitalità; la rotazione del tazione, ci si deve riferire anche agli interventi sulla
flap; la necessità di un’attenta sutura. teca cranica in sé, indipendentemente dalla caratteriz-
Nelle nostre regioni, molti erano i chirurghi che si de- zazione cranioplastica.
dicavano agli interventi di autoplastica e già alla me- È un modo per riprendere, in senso unicistico, quel
tà degli anni sessanta dell’Ottocento erano disponibi- percorso che dalle craniotomie preistoriche è giunto
li revisioni della letteratura e casistiche dettagliate. fino a noi.
Si può ricordare, a tale proposito, l’opera del chirur- Per tempo lunghissimo, e da tempo immemorabile fin
go pavese Luigi Porta (1800-1875) e la sua memoria quasi ai nostri giorni, l’intervento chirurgico era con-
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stampata nel 1866 . siderato come ultima ratio, e gli interventi sulla teca
In essa egli criticava con forza, alla luce della sua ca- cranica, interessando uno di quei santuari preclusi al-
sistica, alcune posizioni di chirurghi contemporanei: l’atto del chirurgo (a causa della morte consecutiva
ad esempio, le posizioni di Johann Friedrich Dieffen- pressoché certa del paziente), ponevano all’operatore
bach (1792-1847) non sono ritenute accettabili dal problemi tecnici ed etici spesso insormontabili.
chirurgo pavese, soprattutto perché carenti di revisio- Il riferimento che vogliamo proporre alla riflessione,
ne epicritica. ci porta nell’ambiente chirurgico pavese del 1825 e
Si deve ricordare che Dieffenbach veniva e viene potremmo così intitolarlo: quando un intervento sul-
considerato come uno fra i maggiori esponenti della la teca cranica costò il posto a un professore di chi-
chirurgia plastica del tempo. rurgia.
La memoria di Porta, come tutti i suoi lavori, si apre Dapprima appare utile sunteggiare il caso clinico ,
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con un’approfondita revisione storica dell’argomen- per poi tratteggiare le figure dei principali attori del-
to: scorrere la specifica bibliografia ci porta progres- la vicenda, ed infine inquadrare l’episodio in un con-
sivamente indietro nel tempo. testo più generale.
Incontriamo così, fra i primi Autori citati, Gabriele A.G., bambina di anni 5, era stata colpita dal calcio di
Falloppio (o Falloppia, 1523-1562). un cavallo in zona frontale alta sinistra.
Il ricordo della sua figura non è casuale per il nostro La frattura dell’osso frontale isolava un frammento
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