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Proceedings SNO “LXI Congresso Nazionale SNO”
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mente dedicato alla chirurgia cranica , pubblicato già azione, l’assoluta sterilità dell’ambiente (guanti,
nel 1917. L’esperienza di Agostinelli risulta partico- ecc.), la buona illuminazione, la completa rasatura, la
larmente interessante per la minuziosa descrizione copertura delle zone adiacenti la lesione con panni
dei suoi casi e confidando che la sua esperienza non sterili, il taglio a croce che permetteva di mettere in
fosse statisticamente diversa da quella dei suoi colle- luce tutta la lesione e allo stesso tempo lo spazio po-
ghi operanti a poche decine di km da lui (Tabella 1). teva essere rapidamente ampliato. Massima attenzio-
Le cause delle morti appaiono assolutamente in linea ne alle lacerazioni durali. Introduce il concetto di cra-
con quanto riportato in altre esperienze. Essa era in- niotomia decompressiva. Siamo agli albori.
fatti molto spesso determinata da meningio-encefali- Alla fine della guerra il consolidamento dell’espe-
ti oltre che in maniera residuale da ascessi celebrali, rienza nella chirurgia cranica in tanti ospedali pro-
broncopolmoniti, embolie, commozioni celebrali e dusse una attenta e sistematica azione di tecniche co-
spinali. Quasi tutti i morti sono quindi riconducibili a muni che rappresentarono i principi cardine della fu-
processi infettivi in un periodo dove, non dimenti- tura chirurgia cranica post-traumatica.
chiamolo mai, non c’era protezione antibiotica.
Inoltre metà dei pazienti aveva presentato una inizia-
le fuoriuscita di materia celebrale. CONCLUSIONI
Tuttavia una ampia percentuale di feriti gravi sarà
considerato guarita e dimessa per la convalescenza. Sebbene ci siano evidenze di come la chirurgia crani-
Dati i mezzi chirurgici del tempo e contrariamente a ca e la cranioplastica siano state praticate per mi-
quanto ci si può attendere da un’epoca pionieristica il gliaia di anni dai precursori dei moderni neurochirur-
risultato è molto interessante e dimostra, fra l’altro, la ghi, l’evoluzione è stata molto lenta. Tuttavia la
tempra degli organismi di allora, capaci di importan- Grande Guerra oltre a migliorare drasticamente le
ti risposte immunitarie e in grado di reagire allo proprie armi di distruzione di massa finirà comunque
stress in modo assai più risoluto di oggi. per dare un maggiore vigore alla ricerca medica di
In ogni caso allora come oggi la complicanza più te- cui, in seguito, si giovarono non solo i militari, ma
mibile è rappresentata dalle infezioni che venivano anche tutta la popolazione civile, basata su metodiche
osservate prevalentemente nelle regioni frontali e/o rigorosamente scientifiche. Nello specifico della chi-
fronto-parietali, sempre in condizioni dura-madre la- rurgia cranica, le tecniche di gestione e di trattamen-
cerata, raramente a dura-madre integra. to del ferito subiranno una accelerazione impensabi-
Una nota che assume solo carattere di semplice con- le prima del conflitto, aprendo la strada alla moderna
statazione, ma che vale la pena riportare per pura de- neurochirurgia e a ricostruzioni cranioplastiche sem-
scrizione statistica è che le ferite trasfosse interessa- pre più raffinate.
vano solo un emisfero (o il destro o il sinistro), ma so-
prattutto dall’avanti al dietro: ciò a conferma che i fe-
riti erano per la maggioranza soldati colpiti in regione BIBLIOGRAFIA
frontale nel momento dell’avanzata o dell’assalto. Ra-
1. Agostinelli R. Sulla chirurgia del cranio in zone di guerra.
ramente giungevano all’osservazioni fratture occipi- Cooperativa Tipografica Luigi Luzzati, Roma, 1917.
tali. Ancora più rari pazienti con offese al cervelletto.
2. Bonfield CM, Kumar AR, Gerszten PC. The history of mili-
Ad Agostinelli dobbiamo l’introduzione di alcuni tary cranioplasty. Neurosurg Focus 2014, 36 (4): E18.
concetti chiave di un intervento cranico assolutamen- 3. Nigrisoli B. Osservazioni e pratica di chirurgia di guerra.
te ancora oggi validi e applicati come la rapidità di Zanichelli, Bologna, 1915.
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